Laura Pausini, una voce consacrata al successo
A distanza di cinque anni dal suo ultimo tour, Laura Pausini torna sul palcoscenico per cinque grandi anteprime in due splendide venue.
Una voce consacrata al successo, alla continua ricerca del suo essere l’unica e inconfondibile Laura Pausini.
Quella passione per la musica cominciata a otto anni, facendo piano bar con il padre, rappresenta oggi il sogno della vita. Realizzato e da realizzare. Album dopo album, canzone dopo canzone. Quasi un voler ancora dimostrare a sé stessa, prima che agli altri, di avere qualcosa di nuovo da dire.
Sono già note le date dell’Anteprima World Tour, il 30 giugno, 1 e 2 luglio in Piazza San Marco a Venezia e il 21 e 22 luglio Plaza De España a Siviglia, che segnano il ritorno live dell’artista di Solarolo a distanza di cinque anni dal suo ultimo tour. I biglietti sono disponibili al link https://www.friendsandpartners.it/in-tour/laura-anteprima-world-tour.
Unici perché diversi.
«Essere unici non significa essere arrivati al successo, essere primi in tutto. Significa piuttosto aver raggiunto dentro di noi un equilibrio, una forza e una libertà che ti permettono di fare quello che vuoi, ciò che sai fare.»
Dimostrare il proprio talento attraverso un linguaggio che permetta di esprimersi al meglio.
«Non ho mai sognato di fare la cantante famosa. Il mio sogno era fare pianobar da sola e nella mia zona non c’era nessuna donna a farlo.»
La musica è il riflesso della nostra vita.
«Sarà sempre in evoluzione, i cambi generazionali porteranno continui mutamenti. Anche ora ne stiamo vivendo uno che ha degli aspetti fantastici e altri orrendi.»
Esperienze incredibili come l’Oscar, il Golden globe, l’Eurovision e la voce spezzata dall’emozione, mentre si racconta.
«Mi sono sentita più volte persa. Invece di tirar fuori le mie inquietudini, mi sono chiesta se interessasse davvero a qualcuno che io cantassi ancora. Forse suggestionata da persone che mi hanno fatto capire che non credevano più in me.»
Ci ha messo più di due anni a trovare il coraggio di non ascoltare più quelle parole.
«Parole che come bombe lasciavano cicatrici. Le stesse cicatrici che oggi mi servono per volare meglio, per andare a vedere cosa c’è dopo. Anche se nella mia vita ho vissuto tantissimo, non voglio sedermi sul passato. Voglio dimostrare a me stessa e a chi mi giudica che la vita mi ha insegnato a combattere per le cose in cui credo. E io credo che questo sia davvero un buon inizio.»
Laura Pausini si rimette in discussione e pubblica Un buon inizio (Atlantic Warner).
«È un singolo prodotto da Simon Says e Paolo Carta e scritto insieme con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, Giorgio Pesenti e Marco Paganelli. Racconta una ripartenza, mettendoci l’anima senza mai perdersi d’animo. È una canzone che parla di come ci si può migliorare, ma anche di come ci si deve accettare in un mondo in costante cambiamento.»
Un cambiamento già anticipato ai fan che hanno preso parte alle tre special performance di New York, Madrid e Milano di #LAURA30, la straordinaria maratona live per celebrare i trent’anni di carriera.
«È vero che ho festeggiato trent’anni di carriera, ma è anche vero che dopo il 27 febbraio per me è iniziato un nuovo percorso. “Un buon inizio” è una fotografia di tutto ciò che mi ha portata fino a questo momento. Volevo regalarne un’anticipazione a chi è venuto a festeggiare con me a New York, Madrid e Milano, perché volevo che fosse il nostro buon inizio, non solo il mio.»
Quando canta La solitudine sul palco dell’Ariston è il 1993. Dopo la vittoria di Sanremo firma il primo contratto, nel giorno in cui un altro giovane cantante che non aveva vinto il Festival firmava per la stessa casa discografica.
«Io prendevo il quattro percento e lui l’otto. Se il mio disco non avesse raggiunto le cinquantamila copie vendute, sarei stata tagliata fuori; mentre lui firmava per quattro dischi. Sono solo alcuni esempi di disparità di trattamento. Certo, è vero che ancora oggi ci sono delle grandi disuguaglianze in alcuni settori, però penso che le persone che valgono, valgano indipendentemente dal sesso.»
Quello che conta è cercare sempre profondità e impegno. A dispetto di tutto e tutti. Al netto delle polemiche e della retorica.
«Esiste tutta questa retorica che vuole spingere sulle donne ma poi mi è capitato, in almeno sei/sette nazioni, che i giornali non vogliano mettere una donna che ha passato i quaranta in copertina. Eh, però gli uomini over quaranta finiscono in cover senza problemi. E molto spesso i direttori di giornale sono donne. Non sono tutti o tutte così e non è che mi si debba la copertina per forza.»
Spesso c’è un gran chiacchiericcio a cui non corrispondono i fatti.
«Da donna ho imparato che bisogna concretizzare. Dal ‘93 a oggi un cambiamento pazzesco c’è stato. È che dobbiamo lottare ancora tanto e dobbiamo autoconvincerci che ce la facciamo. Anche quando crediamo di non farcela più. A chi mi dice “ormai”, perché “ormai” potrei avere superato l’età giusta per fare una certa cosa e sono anche una donna. O a chi si dimostra dubbioso davanti alle mie proposte. Rispondo solo in un modo: “allora lo faccio!”.»
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Gino Morabito per LiveMedia24
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