Lorenzo Pasini ci presenta il suo singolo, Low lights
Low lights è il singolo che ci presenta Lorenzo Pasini, il chitarrista della band dei Pinguini Tattici Nucleari.
Un vero e proprio viaggio musicale, quello in cui ci porterà Lorenzo Pasini, con il suo futuro album, Material Fields.
Abbiamo il piacere di incontrare il chitarrista Lorenzo Pasini per parlare del singolo, Low lights, che apre le danze di questo futuro lavoro discografico, Material Fields. Un lavoro incentrato su sonorità che spaziano dal progressive al moderno, sino al pop contemporaneo, per poi esaurirsi nella musica elettronica e nel rap.
Ti ringraziamo per aver accolto il nostro invito, Lorenzo, come procede il tuo vissuto?
Piuttosto bene grazie. E’ un momento drammatico e non si può davvero non pensare a ciò che succede a est, in queste ore. Nessuno di noi può dire, dunque, di avere il cuore leggero. Nel mio piccolo, però, sono sollevato per la ripresa dei live, che avverrà nei prossimi mesi. Una notizia importante sia per me che per tutte le decine di migliaia di persone che lavorano in questo settore.
Da anni fai parte della band dei Pinguini Tattici, come chitarrista. Parlaci di questo tuo percorso e di quanto sia importante far parte di un gruppo?
Far parte di una band ti insegna moltissimo, sia dal punto di vista umano, che personale. Trovare dei compromessi fra sei persone può non essere semplice, ma è fondamentale per portare avanti un progetto in modo condiviso e sano, per un lungo periodo. Inoltre, è una sicurezza sapere di avere sempre altre cinque persone che ti supportano, sai di avere un paracadute pronto a salvarti nei casi peggiori. In periodi molto intensi e di forte stress, può essere davvero determinante.
Hai ricevuto consigli, oltre che supporto, da parte dei tuoi compagni di avventura?
Assolutamente. Ognuno di loro mi supporta e mi permette di avere un confronto su alcune scelte stilistiche. Mi hanno aiutato a capire come venivano percepiti dall’esterno alcuni brani, il che è utile perché dopo così tanto lavoro è difficile mantenere una certa distanza dai pezzi. Il loro più grande consiglio, in realtà, è legato all’esperienza artistica che condividiamo e che mi ha permesso, nel corso degli anni, di imparare e maturare diversi elementi che sono
confluiti in questo lavoro.
Low Lights è il primo singolo del tuo, Material Fields. Come nasce questo progetto?
Il primo lockdown mi ha regalato una buona dose di tempo libero di cui poter disporre. Ho cominciato a scrivere e, successivamente, a registrare. Mi sono poi reso conto che molto di questo materiale era coerente, seppur piuttosto vario, ma non si addiceva a nessuna delle mie band, quindi è stato un passo naturale creare un nuovo progetto con cui pubblicarlo.
In primavera avremo modo di ascoltare il tuo primo album. Puoi anticiparci qualcosa?
Si tratta di un lavoro molto vario, di cui vado fiero, caratterizzato da una sua identità ben riconoscibile. Low Lights è solo una delle sue facce. Nel disco si spazia da brani cupi e industrial rock, alle ballad, e si va poi da pezzi piuttosto pop a altri lunghi sei minuti con poliritmi e assoli di sax. Un album intriso del mio amore per la musica, facendo in modo che tutto ciò avvenisse in maniera organica e unitaria. Ci ho lavorato davvero molto e non vedo l’ora di condividerlo con tutti quanti.
Desideri e sogni di un chitarrista?
Ciò che desidero di più, come strumentista, è di rimanere sempre motivato a scoprire, sperimentare e imparare e di
rimanere entusiasta dei progressi che faccio. Se di sogni si parla, invece, vorrei poter sviluppare la padronanza di Govan e l’espressività di Gilmour. Sogni, appunto.
Cosa speri di poter realizzare in futuro?
Ho già la fortuna incredibile di fare questo mestiere, per cui sono grato ogni giorno. Voglio usare il tempo e le opportunità che questo mi offre per riuscire a esprimermi sempre al meglio.
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Alessia Giallonardo per LiveMedia24