Tiziano Ferro: ho consegnato alla gente le mie cicatrici

Alcolista, gay, bulimico, depresso, famoso, padre. Tiziano Ferro è umanamente uomo, sopra ogni cosa

Il ritratto della persona dietro i riflettori, dove vizi e virtù s’intersecano rivelandoci gli alti e bassi di uno degli artisti più rappresentativi del terzo millennio.

Festeggiati i vent’anni di carriera, Tiziano Ferro pubblica “Il mondo è nostro” (Virgin Records/Universal Music Italia), l’ottavo album di inediti registrato a Los Angeles.

Tiziano Ferro

Dietro l’immagine esteriore, patinata, che i personaggi pubblici sono spesso costretti a recitare, “la vita splendida” del cantante di Latina attraverso le sue parole.

«“La vita splendida” è un dialogo ipotetico con una mia cara amica, una persona con cui sono cresciuto a venti, trenta e quarant’anni. Durante tutto questo periodo ci siamo confrontati su insicurezze e fragilità, ci siamo raccontati i momenti belli e quelli più difficili. Al centro di questa conversazione c’è ovviamente la vita. Anche se passiamo attraverso strade tortuose e curve impegnative il bilancio finale è sicuramente ottimista, liberatorio.»

Un uomo innamorato dei propri figli.

«Non ho tantissime occasioni di confrontarmi con persone che capiscono cosa vuol dire affrontare un percorso di genitorialità che non è esattamente quello che tutto il mondo ha conosciuto da sempre. Con i pro e i contro, le magie, quei momenti in cui ti guardi intorno e dici “ma io sono nato per fare questo”. Perché tutto semplicemente è naturale e non c’è nulla di forzato.»

L’atteso annuncio era arrivato lo scorso 28 febbraio.

«Due telefonate mi hanno reso l’uomo più felice del mondo. La prima qualche mese fa: una bimba. La seconda poche settimane dopo: questa volta un bimbo.»

Non c’è nulla di strano, non c’è niente di male.

«Ci sono soltanto Margherita e Andres che ridono dalla mattina alla sera, che dormono dodici ore e ci sei tu che hai rivisto tutte le tue priorità con una semplicità che nella vita non avevi mai incontrato.»

Ha sempre sentito il senso paterno.

«Con Victor ci prendiamo cura personalmente di loro, non abbiamo una babysitter fissa, gli cambiamo anche i pannolini. Sono dei bimbi felici. Penso, quindi, che qualcosa di giusto stiamo facendo.»

Tiziano Ferro

Non si è fatto mancare niente, compresi quei piccoli miracoli sotto forma di canzone. Luci in fondo al tunnel, che hanno dato forma al percorso umano e professionale di una popstar nata ai bordi di periferia.

«Se faccio l’artista e il cantante, se scrivo canzoni, è perché ho avuto grandi ispiratori che, quando mi guardavo intorno cercando la strada, me l’hanno insegnata. Cambiare la vita a un ragazzo con la mia provenienza significa cambiargli la percezione della realtà.»

Gli stravolgimenti di una vita distrutta dai commenti, l’esistenza di chi nasce con un Dna da impopolare e se lo tiene.

«Non sono mai stato il primo della classe. Ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido. I ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato, umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e la musica è diventata il canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconoscevo.»

A vent’anni ha tutte le caratteristiche vincenti del teen idol: bello, magro, sorriso ammaliante, voce da paura. Cresce il successo e proporzionalmente anche la voglia di uscire da una gabbia in cui l’hanno imprigionato gli altri, o si è rinchiuso lui stesso. Poi a trenta racconta di essere omosessuale.

«Si parlava di me come gay e non andava bene. Ma decido di non mentire. Ho fatto coming out perché vivevo una vita in completa negazione, in una società che non accettava chi ero. E io non accettavo me stesso.»

Varcata la soglia dei quaranta, la popstar acclamata, quella che tutti oggi mettono su un piedistallo, decide di consegnare alla gente le sue cicatrici.

«La verità mi ha reso libero. L’onestà e la sincerità mi hanno avvicinato ancora di più alle persone.»

Quando si racconta una storia può creare controversie o essere abbracciata, può piacere o meno, ma nessuno può cambiarla. Esiste, è lì ed è tua, forte della verità.

«Ho sempre pensato che dietro ogni storia di dolore si nascondessero il privilegio e il dovere morale di poter aiutare qualcun altro. La mia storia me lo insegna.»

Gino Morabito per LiveMedia24

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