Venus Ship: ideali e visioni comuni alla base del nostro collettivo
Movimenti di protesta e belle canzoni per i Venus Ship, di cui parlare con Ugo Moroni, pronto a svelarci come ha preso forma "Underground Foxes".
Un nuovo singolo per i Venus Ship, “Underground Foxes”, un brano che prende ispirazione dai movimenti di protesta degli anni sessanta e settanta.
Parliamo di tutto ciò con Ugo Moroni, componente della band, desideroso di raccontarci di questo suo brano scritto appositamente per la band.
Vi lasciamo alle sue parole, a questa nostra intervista, ad una conoscenza maggiore dei Venus Ship.
Vi ringraziamo per aver accolto il nostro invito, Venus Ship. Come ha avuto inizio questo vostro percorso musicale?
Siamo noi a ringraziarvi per l’attenzione alla nostra musica e al collettivo Venus Ship. Il gruppo prende forma da un’alchimia tra gli strumentisti cresciuta attraverso mille avventure insieme. Io sono alla chitarra e agli arrangiamenti mentre Marco è al sax e Giuseppe al trombone. Ci siamo conosciuti tra le file del conservatorio di Bologna per poi ritrovarci a suonare per più di un decennio. Grazie alla collaborazione con altre band dell’underground bolognese, abbiamo conosciuto altri musicisti che sono parte del gruppo, ora. Parlo di Daniele che è al basso, Federico alla tromba e Mattia alla batteria. Con Michele (tuba), invece, ci siamo conosciuti nei Bantubeat). L’incontro con Andrea, al flauto, è stato puramente casuale. Nel corso del tempo è cosi nato il collettivo che, alla base, ha ideali e visioni comuni, ma soprattutto un sentimento profondo di stima ed amicizia.
Un nuovo singolo all’attivo, “Underground Foxes”, un brano che prende ispirazione dai movimenti di protesta degli anni ’60 e ’70. Cosa potete dirci a riguardo?
Underground Foxes è stato il primo brano con cui la Band si è cimentata in sala prove, il primo brano che ho scritto per questa formazione. Un brano che tende a definirci come gruppo e parla di temi sociali. Mette in scena, denunciandole, le contraddizioni della società contemporanea, con tematiche di lotte per i diritti civili lontani nel tempo, ma più attuali che mai. Tutto questo poi viene narrato splendidamente dalla ritmica e calzante voce di Avex che arricchisce il brano col suo “Flow”. Il nostro richiamo alle lotte degli anni sessanta e settanta non vuole essere un’azione di nostalgica rassegnazione. Crediamo, al contrario, che la sensazione precisa di poter cambiare le cose che guidava allora le proteste e le rivolte sia un faro a cui rivolgerci per poter uscire dall’effetto anestetizzante che le forme di controllo del potere sembrano aver creato sul presente.
Quali palchi vorreste poter calcare in futuro, quali collaborazioni mettere in atto?
Più che ad un palco, la nostra musica è rivolta ad un pubblico, per uno scambio reciproco, un dialogo tra le parti. Non riusciamo ad immaginarci su un palco senza un pubblico attento e partecipe. Per quanto riguarda le future collaborazioni, non saprei. Alcune cose nascono per caso, sono dettate dall’esigenza di esprimere determinati messaggi. Altre, collaborazioni, invece, nascono da intuizioni fulminee.
Progetti futuri all’orizzonte?
Ci auguriamo soltanto di continuare ad inseguire i nostri sogni.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24
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